Campagne e Azioni
di Amnesty International
Casi in adozione  |  Aiutateci a chiudere Guantanamo  |  Mai più violenza sulle donne  |  control arms 


Il Gruppo Ticino "adotta" regolarmente, seguendoli da vicino e a lungo termine, casi di persone incarcerate e considerate da Amnesty International  "prigionieri di opinione" oppure casi di persone perseguitate per il loro impegno in favore dei diritti umani.

Due i casi attualmente in adozione:

ALGERIA

AMINE SIDHOUM
Amine Sidhoum
avvocato difensore dei diritti umani
© Amnesty

IRAN

 RONAK SAFARZADEH
 Ronak Safarzadeh
attivista dei diritti umani
© Campaign for Equality

L'avvocato algerino e difensore dei diritti umani Amine Sidhoum è conosciuto per il suo impegno contro la tortura e i processi iniqui nei confronti di persone accusate di terrorismo. Inoltre collabora con le organizzazioni che operano in favore delle famiglie degli "scomparsi". A causa di queste sue attività è perseguitato in continuazione dalle autorità algerine.

Nell'aprile del 2008
l'avvocato Sidhoum è stato giudicato colpevole di "aver gettato discredito su una decisione di giustizia" e condannato a sei mesi di carcere con la condizionale e ad una pena pecuniaria.

La condanna si rifà ad un articolo di giornale del 2004 nel quale viene riportata una sua affermazione secondo la quale i 30 mesi trascorsi in carcere da un suo cliente senza subire un processo erano un caso di "abuso di diritto". In realtà l'avvocato Sidhoum afferma di aver parlato di un caso di "detenzione arbitraria".

Sia l'avvocato Sidhoum sia la pubblica accusa hanno interposto ricorso contro la sentenza. La corte d'appello ha recentemente confermato la condanna di primo grado a sei mesi di carcere con la condizionale e al pagamento di una multa di ca. 300 dollari.

Amnesty International ritiene che alla base del procedimento contro
Amine Sidhoum ci siano delle motivazioni politiche finalizzate ad ostacolare le sue attività in difesa dei diritti umani e che esse siano parte di una sistematica persecuzione dei difensori dei diritti umani.

Ronah Safarzadeh
, membro della minoranza curda iraniana e attivista di una ONG affilliata alla
Campagna per l'Uguaglianza, è detenuta dal 9 ottobre 2007 nella prigione di Sanandaj, nella provincia del Kurdistan.

Il giorno prima del suo arresto aveva partecipato a un raduno organizzato in occasione della Giornata mondiale dell'infanzia, raccogliendo firme in favore della
petizione della Campagna per l'Uguaglianza lanciata nel 2006 e che che intende raccogliere un milione di adesioni per porre fine alla discriminazione legale contro le donne.

Nel dicembre del 2007 l'agenzia stampa iraniana IRNA ha dato notizia dell'arresto
di Ronah Safarzadeh, citando il giudice d'istruzione competente in materia, "per le sue attività che minacciano la sicurezza nazionale - quali la partecipazione ad attacchi a Sanandaj e per essere membro del gruppo militante PJAK (un gruppo armato d'opposizione curdo)".

Durante il processo iniziato nel marzo 2008
Ronah Safarzadeh è stata accusata di mohareb ("inimicizia nei confronti di Dio"), un'infrazione punibile con la pena di morte, per il suo presunto ruolo negli attentati dinamitardi avvenuti a Sanandaj. Ronah Safarzadeh è ancora in attesa dell'esito del suo processo.

Amnesty International ritiene che
Ronah Safarzadeh sia stata arrestata per aver pacificamente esercitato i propri diritti e ne chiede la liberazione incondizionata.



Le ultime campagne svolte:

Aiutateci a chiudere Guantanamo!




Unitevi alla flotta per Cuba!

Dall'11 gennaio 2002, nel centro di detenzione gestito dagli Usa a Guantánamo Bay sono stati trasferiti 775 prigionieri provenienti da oltre 35 paesi. Guantánamo Bay è l'esempio più evidente delle violazioni dei diritti umani nel contesto della "guerra al terrore". [di più]

Nell'ambito della campagna mondiale "Più diritti più sicurezza" Amnesty International lancia un'azione per "Chiudere Guantánamo, ora!"


Questo viaggio straordinario è un'occasione unica per esprimere la vostra opposizione all'esistenza di Guantánamo.

Partecipando farete pressione sul governo degli Stati Uniti affinché chiuda definitivamente questo centro.






Grande successo per la manifestazione di Lugano organizzata dal Gruppo Ticino

AMNESTY IN PIAZZA CONTRO GUANTANAMO

Incappuciati

Lugano, 21 aprile 2007. Una decina di uomini incappucciati e ammanettati che sfilano per il centro di Lugano indossando tute arancioni. Ma non si tratta di detenuti sfuggiti alla prigione americana di Guantanamo, bensì di attivisti ticinesi di Amnesty International che sono scesi in piazza per toccare le coscienze della gente in un tranquillo sabato dedicato allo shopping e chiedere l’immediata chiusura della base Usa sull’isola di Cuba. Base dove sono tuttora rinchiusi più di 400 “sospetti” terroristi, provenienti da 35 paesi, catturati nell’ambito della guerra al terrorismo lanciata dall’amministrazione americana dopo l’11 settembre.



Insieme alle sconvolgenti immagini delle torture e degli abusi inflitti ai detenuti del carcere di Abu Ghraib in Iraq, ai voli illegali e alle carceri segrete della CIA, la prigione di Guantanamo sull'isola di Cuba è assurta a simbolo delle ingiustizie e delle gravi violazioni dei diritti umani perpetrate dagli Stati Uniti nell'ambito della cosiddetta "guerra al terrorismo". Nella base americana - aperta l'11 gennaio 2002 - sono finora transitati più di 775, circa 400 languiscono ancora nelle gabbie in attesa di conoscere il loro destino, 17 detenuti erano minorenni (uno di soli 13 anni) al momento dell'arresto. Nessuno otterrà un processo giusto e imparziale come previsto dal diritto internazionale e molti hanno subito torture fisiche e psicologiche. L'accesso a avvocati difensori e il contatto con i famigliari sono inesistenti. Per protestare contro tutte queste violazioni e per gridare "Chiudete Guantanamo adesso!" il Gruppo Ticino di Amnesty International è sceso in piazza sabato a Lugano, mobilitando una ventina di attivisti che hanno inscenato un’azione spettacolare che ha riscosso un grande interesse sui passanti. Ogni ora “finti” detenuti in tute arancione, incappucciati e in manette hanno sfilato per il centro cittadino e si sono incatenati per strada, recando cartelli con le scritte “Stop Guantanamo!”, “Più diritti, più giustizia”, “Processi equi o libertà”. “Le violazioni dei diritti umani perpetrate nell’ambito della guerra al terrorismo rappresentano una gravissima violazione di tutte le convenzioni internazionali” ha dichiarato il responsabile della comunicazione di Amnesty, Andrea Vosti. “Per questo chiediamo l’immediata chiusura della base americana e il rispetto del diritto internazionale. I diritti umani sono un diritto, per tutti. Noi chiediamo che vengano rispettati”.



Credito foto: © AICH







Milioni di donne e ragazze sono quotidianamente vittime di violenza: a casa, per strada, in tempo di guerra o di pace. Amnesty International lancia la nuova campagna "MAI PIÙ VIOLENZA SULLE DONNE". La violenza sulle donne non è solamente un problema femminile, è "una delle forme di violazione dei diritti umani più diffusa ed occulta". Irene Khan, Segretaria Generale di Amnesty International.

Nell'ambito di questa campagna, fino all’autunno 2006 Amnesty International sarà in marcia attraverso la Svizzera per sensibilizzare autorità cantonali e opinione pubblica su una fra le forme più diffuse di violazione dei diritti umani: la violenza domestica, che in Svizzera - secondo recenti studi - riguarda una donna su cinque.

Dal 4 al 22 ottobre 2006 la tournée "In marcia contro la violenza domestica" ha fatto tappa in Ticino, con in programma una ricca serie di manifestazioni ed eventi.

In occasione della campagna è stata lanciata una petizione al Consiglio di Stato ticinese contenente una serie di raccomandazioni. La petizione, sottoscritta da 1400, persone è stata consegnata il 23 ottobre 2006 alla Consigliera di Stato Patrizia Pesenti.

Consegna della petizione
Il momento della consegna della petizione.

È anche possibile scaricare il rapporto sulla violenza domestica in Ticino redatto da Amnesty International in collaborazione con autorità, polizia cantonale e le case di accoglienza.
Con questo motto Amnesty International ha lanciato nel 2003 assieme a Oxfam International e a IANSA (international network on small arms) una campagna in 60 paesi contro l'assenza di controllo sul commercio delle armi.

Lo scorso 26 giugno le tre organizzazioni che conducono la campagna hanno consegnato a New York una petizione fatta di immagini e firmata da un milione di persone di 160 paesi, nella quale si domanda l’adozione di un trattato internazionale per il controllo del commercio d’armi. Un milione di firme, come il numero delle persone uccise da armi leggere dall’inizio della campagna, nel 2003.

Il 26 ottobre 2006 il Comitato dell’assemblea generale dell’ONU ha approvato a grande maggioranza una risoluzione che avvia i lavori per un trattato internazionale vincolante per il commercio delle Armi.

A tutt'oggi sono più di un milione le persone che hanno sottoscritto la petizione. Chi non l'avesse ancora fatto, può aggiungersi all'indirizzo http://www.controlarms.org/


Un  milione di volti nei  corridoi dell'ONU. Foto: Carolina Penafiel/Control Arms





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I siti internazionali delle campagne:


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